“DNA: donne che non amano abbastanza” è sin dal titolo un inno al mondo femminile; si parte dall’ironia, allo scopo di utilizzare l’ argomento della dipendenza affettiva per poi sovvertirlo e trasformarlo, senza sminuirne il significato facendo palesemente riferimento a una delle opere più famose in materia psicologica “Donne che amano troppo”.
Lo spettacolo infatti racconta una storia di emancipazione e indipendenza e di come molto spesso l’estrema evoluzione si possa incontrare e poi scontrare con le esigenze di donne che vorrebbero costituire una famiglia “non tradizionale”.
Demetra è una donna di oggi tra le più dinamiche, realizzate ma che è anche passata attraverso le tempeste più sconvolgenti e dure che l’hanno indurita ma non corrotta.
Le esperienze passate l’hanno corroborata, e dirottata verso una sana solitudine, tanto da poter essere in grado di concepire un figlio attraverso una fecondazione eterologa senza avere un partner fisso.
Demetra diventa mamma e ha una bellissima bambina Nicole, che ahimè all’eta di cinque anni chiede dove fosse finito il padre…
Preoccupata delle conseguenze, inventa che il papa’ della piccola è in viaggio, dandole quindi la speranza di poterlo rivedere.
Terrorizzata dall’ipotesi, -sottovalutata- dell’esigenza della bambina di aver bisogno di una figura paterna, Demetra decide di rintracciare il donatore, non anonimo, attraverso la clinica in cui era stata assistita.
Scopre con sua grande sorpresa e angoscia, che a causa di un incidente elettrico si è perso il nome del prescelto.
Sono rimasti comunque i DNA dei tre donatori, -compreso quello reale-, che i medici avevano suggerito per la fecondazione: deve solo chiederne l’esame per scoprire chi è il padre di Nicole.
Angosciata da una richiesta tanto imbarazzante verso tre sconosciuti, decide che prima sarebbe meglio conoscerli e quindi quale occasione migliore che utilizzare il suo lavoro di PR per organizzare un evento per cui sceglie più “professionisti” da inviare in Africa per insegnare mestieri ai giovani dei villaggi.
Indovinate chi sono tre dei selezionati? I tre donatori un operaio, un intellettuale e uno stilista che formano la parte “maschile” ma non troppo della storia.
Demetra con l’aiuto della sua amica Simona, figura opposta alla sua, ma complementare in tutto, riuscirà a risolvere una storia surreale che si concluderà in una grande famiglia allargata.
DNA è una commedia in cui si intrecciano più urgenze e storie, identità sociali e psicologiche senza mai che possano essere stereotipate.